Le decorazioni ad affresco che ornano diversi ambienti della Canonica risalgono a differenti periodi e furono commissionate da tre differenti pievani, l’Olmi, il Martini e il Meucci, che nei secoli XVII e XVIII contribuirono in modo notevole ad arricchire la Pieve di opere d’arte facendo inoltre eseguire numerose migliorie e restauri all’antico complesso.
Gli affreschi più antichi della Canonica sono quelli che decorano il soffitto del cosiddetto “studiolo” ove sono dipinte fantasiose grottesche (immagine), ricche di gustosi particolari inquadrati da finti motivi architettonici, ed episodi della vita di S. Francesco: Le Stimmate del Santo (immagine), Il sogno di papa Innocenzo, Papa Innocenzo che dà la Regola, San Francesco che rinuncia ai beni e agli abiti secolari.
Maria Pia Mannini, che ha studiato e pubblicato i diversi cicli decorativi presenti nella Canonica (1979, pp. 28-30 e 1990, pp. 26-28), assegna l’affresco dello “studiolo” al periodo in cui fu pievano Francesco Olmi (1597-1619). Tra il 1602 e il 1618 l’Olmi fece restaurare il portico esterno sulla facciata della chiesa e commissionò restauri all’interno della chiesa e della Canonica. A questo periodo deve risalire anche l’esecuzione degli affreschi dello studiolo con le storie del Santo di cui l’Olmi portava il nome, affreschi che sono stati attribuiti a Piero Salvestrini (M.P.Mannini, 1979, p.29). Pittore formatosi alla bottega del Poccetti, il Salvestrini (Castello, Firenze 1574-1631) si distingue per il suo stile vivace che lascia spazio al gusto per la notazione d’ambiente, come si può notare dall’attenzione dedicata, anche in questa decorazione dello studiolo, ad arricchire di particolari le storie e i personaggi raffigurati.
Al pievanato di Pietro Martini (1620-1646), committente degli affreschi della cappella dedicata al Nome di Gesù nella Pieve, risalgono invece le decorazioni dei soffitti del corridoio della Canonica.
Motivi a grottesche e figurine di ispirazione classica contornano scene derivate da episodi biblici ed evangelici: Cristo e l’adultera, Il giudizio di Salomone, Susanna e i vecchioni; è curioso notare che a questa ultima scena fa da sfondo una città dai palazzi rinascimentali e una cupola chiaramente ispirata al “cupolone” brunelleschiano.
Gli affreschi del corridoio sono stati attribuiti a Baccio del Bianco (Firenze 1604 – 1656) e datati intorno al 1638, anno in cui Baccio, pittore e scenografo conosciuto fra l’altro per gli allestimenti di apparati e di feste, lavorò nella Pieve appunto per un apparato delle “Quarantore” (M.P.Mannini, 1979 p.29).
Il carattere bizzarro e versatile di Baccio e la sua fama di decoratore e inventore di piacevoli storiette delineate con tocco felice trova conferma in queste decorazioni che si susseguono affollate di personaggi mitologici, biblici ed evangelici lungo il corridoio della Canonica.
Lo studio, che precede lo studiolo dell’Olmi, è l’ambiente che presenta le decorazioni più tarde: vedute fluviali e marine sono negli affreschi eseguiti al tempo del pievano Luigi Gaspero Meucci sulle pareti di questa stanza ove si può vedere anche una raffigurazione settecentesca della Pieve di San Martino dipinta entro un medaglione sulla parete dove si trova il camino.
Il pittore e scenografo Filippo Lenzi firmò e datò queste pitture che risalgono al 1780, come si legge sull’iscrizione posta sulla veduta di un paesaggio fluviale in cui è presente un contadinello che attraversa un ponte col suo mulo.
Infine è giusto ricordare anche l’ultimo ambiente decorato cioè la stanza che comunica con lo studio ora ricordato, ove sono presenti pitture ottocentesche a partiture architettoniche e motivi floreali arricchite da due medaglioni con la raffigurazione della Crocifissione e di San Luigi Gonzaga.
Tutti gli affreschi qui ricordati sono stati egregiamente restaurati nel 1986 dalla Ditta SAR di Firenze con la direzione dei lavori della dr.ssa Cristina Acidini e dell’arch. Maria Chiara Pozzana della Soprintendenza per i Beni Ambientali e Architettonici.